Clark
Qualche giorno fa ho ricevuto in prestito da Silver l’apparecchio della Dr.ssa Clark, per effettuare qualche prova di produzione del colloide a noi caro.
Spero che possa servire a qualcuno che abbia un po’ di pratica con la produzione di argento colloidale ed abbia un minimo di attrezzatura.
Faccio una cronistoria precisa di tempi e misure per capire come stanno le cose. |
L’apparecchio appena acceso fa il test dell’acqua, segna 0,005 e prosegue la produzione fino a 8,42 min, dopodichè si spegne a 10 p.p.m. raggiunte. Rimisuro con il conduttivimetro e mi segna 10 p.p.m., ma dopo qualche minuto si scarica fino a 8 p.p.m.
Non contento faccio ancora un’altra sessione ripartendo dall’ultimo argento prodotto.
Stessa cosa: il test dell’acqua mi segna 0,016 micro Siemens, e la produzione riparte.
A 6,47 minuti l’apparecchio mi segna 10 p.p.m. raggiunte e si spegne ancora. Misuro con il conduttivimetro che segna 14 p.p.m., ma in un minuto si scarica a 12 p.p.m.
L’unica cosa che è cambiata rispetto alla prima produzione è che le altre si sono ridotte come tempo.
Questo mi fa pensare che si partiva con acqua e argento elementare, infatti già la prima produzione al saggio del gusto risultava amarognola e a mano a mano che rifacevo la produzione il prodotto diventava più cattivo al test.
Tra l’altro bisognava pulire i pur piccolissimi elettrodi di argento che comunque rilasciavano sul fondo del piccolo recipiente di plastica dei residui neri. |
E qui diventa chiaro il perché della scarsa qualità dell’argento colloidale. Come sappiamo, l’argento colloidale è sensibile ai campi elettromagnetici poiché tende a scaricarsi facilmente.
E dato che l’apparecchio è appoggiato sul recipiente dell’acqua a 1 cm circa, l’argento in produzione risente immediatamente del campo magnetico e nonostante alla fine produca qualcosa e di qualità molto scarsa, in più tende anche a scaricarsi leggermente.
Quindi chi non ha un conduttivimetro a disposizione (e sono tanti) e si fida di quello che gli dice l’apparecchietto è convinto di aver prodotto un ottimo colloide, salvo che poi su alcune patologie, vuoi per le particelle d’argento elementare prodotte insieme ad una piccolissima quantità di colloide, vuoi per l’effetto placebo, potrebbe anche funzionare.
Se l’apparecchio non fosse un computerino che si comporta in base a come lo si imposta, sarebbe dovuto partire indicando le prime p.p.m. già prodotte, invece anche dopo sei o sette volte che gli ho sottoposto quello già prodotto da lui, riparte sempre da 0 p.p.m.
Questo è quanto per dovere di cronaca ed invito chi avesse qualche dubbio su quello che ho scritto, a ripetere gli esperimenti nella stessa modalità con cui li ho condotti io.
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Quindi l’unica cosa che ha fatto in un certo senso coerentemente è quello di aver ridotto il tempo di produzione dai 25 minuti iniziali ai 6,47 della terza sessione di prove.
A questo punto mi sorge un sospetto lecito dopo le prove: l’apparecchio della Clark è carino, il display sembra rassicurarti con i dati che ti mette a disposizione, ma ho l’impressione che all’interno si celi un microprocessore tarato per dare tempi e p.p.m. sempre con la stessa modalità, indipendentemente dalle variabili che ho introdotto io.
Se mi fossi accontentato di ripetere le prove, ma sempre con acqua nuova, alla fine avrei ottenuto quello che prometteva l’apparecchio.
Un’altra cosa che non mi convince, è che con alimentatori opportuni, la produzione dopo certo un tempo, comincia ad aumentare in maniera esponenziale, in quanto aumenta la conducibilità dell’acqua e la resistenza di quest’ultima diminuisce drasticamente.
Cosa che invece non è successo con l’apparecchio della Clark.
Ho fatto anche la prova impostando le p.p.m. a 20.
Ebbene i tempi si sono dilatati a dismisura fino a 50 minuti, (se consideriamo poi che l’acqua nel recipiente è all’incirca quella di un bicchiere da pasto) dovendo pulire gli elettrodi ogni pochi minuti per evitare evidenti residui sul fondo.
Alla fine il prodotto testato con il conduttivimetro scendeva dalle 20 p.p.m. dichiarate a 12 p.p.m. in circa 10 minuti, ed era amarognolo e secondo me imbevibile.
Faccio la seguente considerazione: l’apparecchietto della Clark usa come tensione quella prodotta da un survoltore che parte da 6 volt delle batterie e ne fornisce agli elettrodi una trentina.
Se si avvicina l’orecchio all’apparecchio in funzione si sente il ronzio tipico dei survoltori e come detto sul manuale ci potrebbero essere dei disturbi radio nelle vicinanze.
Io aggiungo che questo tipo di apparecchiature produce oltre a disturbi di radiofrequenza, anche un campo elettromagnetico di circa 40/50 cm nelle sue vicinanze.
L’ho accertato con un misuratore di Elf. (misuratore di campi magnetici e quindi di elettrosmog). |
L’acqua bidistillata misurata con il conduttivimetro indica “000”. La metto nel contenitorino di plastica da circa 100 ml e accendo l’apparecchio impostandolo a 10 ppm.
L’apparecchio all’accensione fa un test sulla temperatura (22° C) e sulla qualità dell’acqua rilevando la misura di 0,001 micro Siemens facendo partire la produzione.
Dopo 25 minuti il display del generatore indica il raggiungimento di 10 p.p.m., appare la scritta “ready” e dopo qualche secondo si commuta su “off”.
Misuro con il conduttivimetro la quantità di colloide prodotta che risulterebbe 8 p.p.m., ma nel giro di 1 minuto circa si scarica a 4 p.p.m.
Questo mi fa pensare che il prodotto sia altamente instabile. |
Invece di fare un’altra prova mettendo nuovamente acqua bidistillata pura, mi viene in mente di provare utilizzando lo stesso argento colloidale appena prodotto.
Imposto ancora la produzione a 10 p.p.m.
E qui casca l’asino.
Uno si aspetterebbe di cominciare la nuova produzione almeno da 4 p.p.m. in poi.
Invece no. |
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